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BioERGOtech nasce la fondazione per un centro di ricerca per terapie cellulari

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Guido Putignano, giovane ingegnere biomedico di Taranto, il principale ispiratore del progetto

Si chiama BioERGOtech la fondazione che Guido Putignano, giovane ingegnere biomedico, insieme ad alcuni altri soci fondatori, tra cui l’avvocato Domenica Leone, ha costituito nei giorni scorsi per dare seguito al progetto per la realizzazione di un centro di ricerca per terapie cellulari. Si tratta di un progetto presentato lo scorso anno a Taranto, l’11, 12 e 13 ottobre, nell’ambito dell’evento “Taranto Biotech Days“; una tre giorni in cui si è registrata la presenza di circa duemila studenti e di numerosi esperti di biomedica e di biotecnologie provenienti da tutto il mondo in rappresentanza di I.S.A., Altos Lab, IIT, TUFT, Gelesis, NASA, Lenovo, insieme a numerose università italiane ed estere tra cui Cambridge, Oxford, Los Angeles, Dublino, Losanna, Stanford e molte altre.

Dall’interlocuzione con l’amministrazione comunale di Taranto, dimostratasi interessata al progetto, è emersa all’epoca l’ipotesi di costituire una fondazione pubblico-privato. La fine anticipata della consigliatura ha bloccato ogni possibilità di dare seguito all’idea per cui, determinato comunque ad andare avanti, Putignano ha dato vita autonomamente alla fondazione, al momento solo con soci privati ma aperta all’ingresso del pubblico. In autunno a Roma torneranno ad incontrarsi i più attivi esperti di biotecnologie per dare vita ad un interessante scambio di esperienze, uno dei necessari momenti di confronto per puntare all’obiettivo, ovvero la realizzazione di un centro di ricerca per terapie cellulari.

Ma di cosa si tratta? Possiamo parlare di medicina rigenerativa, ovvero la possibilità di sostituire parti del corpo, tessuti, danneggiati. Varie sono le applicazioni, dalle semplici infiltrazioni di cellule mesenchimali per rigenerare la cartilagine delle articolazioni, che possono ritardare o evitare del tutto la protesizzazione, ad applicazioni più complesse che riguardano patologie invalidanti come ad esempio l’Alzheimer. Si parla più in generale di cellule staminali. Sono cellule che hanno la capacità di autoriprodursi e per questo possono rigenerare tessuti danneggiati. In quest’ottica è fondamentale la ricerca. Da qui l’idea del giovane ingegnere biomedico di Taranto, da tempo all’estero, di realizzare un centro di ricerca che, secondo le sue idee dovrebbe vedere integrato un luogo fisico con una comunità internazionale inserita in una rete web.

La fondazione posa su tre pilastri che ne guidano l’azione:

1) Long tail focus: Ciò che ha reso l’Italia all’avanguardia è la cosiddetta “Flexible Specialization“, ovvero la capacità di collaborare per risolvere problemi specifici rivolti a piccole nicchie di mercato. Intendiamo applicare questo stesso principio nel campo biotech.

2) Iterazioni semestrali: mentre molte aziende impiegano anni per produrre risultati nel settore biotech, noi adotteremo cicli di sviluppo di sei mesi. Il punto non è la mancanza di idee, ma identificare quali siano realmente implementabili e capaci di generare benefici concreti.

3) Bisogni reali: Ci concentreremo su necessità per le quali esiste già un pubblico da supportare, per poi democratizzare il progetto una volta avviato.

Le prossime fasi del progetto:

Il percorso di BioERGOtech è già delineato con chiarezza per i prossimi 18 mesi. La prima fase, già avviata, prevede la creazione di una rete di collaborazioni scientifiche internazionali, con particolare attenzione a istituti di ricerca europei e statunitensi. “La forza del nostro approccio sta nell’integrare competenze diverse e metodologie complementari“, spiega Putignano.

Il convegno autunnale di Roma rappresenterà un momento cruciale, durante il quale verranno presentati i primi protocolli sperimentali e saranno definite le aree terapeutiche prioritarie. Seguirà una fase di raccolta fondi che punterà sia a investitori privati che a bandi europei, con l’obiettivo di raccogliere i 5 milioni di euro necessari per l’avvio delle prime sperimentazioni.

Entro la primavera 2026, BioERGOtech prevede di completare l’infrastruttura tecnologica per il centro di ricerca, con un focus particolare sull’impiego di intelligenza artificiale per ottimizzare i protocolli sperimentali. “Non vogliamo solo automatizzare la ricerca, ma renderla più intelligente“, sottolinea Putignano. “I nostri algoritmi potranno analizzare migliaia di parametri simultaneamente, identificando percorsi terapeutici che potrebbero sfuggire all’analisi tradizionale“.

Il centro di ricerca avrà una duplice anima: laboratori all’avanguardia per la sperimentazione e una robusta piattaforma digitale che permetterà collaborazioni in tempo reale con ricercatori di tutto il mondo. Particolarmente innovativo sarà il programma di “citizen science“, che coinvolgerà pazienti e famiglie nel processo di ricerca, garantendo che le soluzioni sviluppate rispondano a bisogni concreti.

Il nostro obiettivo finale“, conclude Putignano, “è sviluppare terapie cellulari accessibili e personalizzate, capaci di affrontare patologie attualmente intrattabili. Non cerchiamo solo l’eccellenza scientifica, ma un impatto reale sulla salute delle persone.”

 


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Redazione Oraquadra

La redazione.

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