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CÌ ETI L’ULTIMO?

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Grottaglie (Ta)È la ventunesima commedia rappresentata dal “Gruppo Teatro Carmine”, nei suoi ventinove anni di vita: “Cì etil’ultimu è un bellissimo omaggio al ricordo e alla memoria di Pippina la fucalara”, la mamma del regista, che era molto conosciuta e apprezzata in città (allora Grottaglie era, però, solo un “paese”) in quanto “infermiera” presso lo studio di un medico condotto, che nel 1978, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, divenne di famiglia.

“Pippina”, a dire il vero, era un’infermiera tra virgolette,perché aveva soltanto la seconda elementare, ma l’esperienza maturata sul campo l’aveva portata a conoscere alcuni “segreti” dell’arte di Ippocrate. “Pi l’otre s’è sempri ppristata/ pì ccì tineva bbisuegnu ti nnà puntura/ o l’era gghiustà nà slogatura”. Così Mastro in unsuo componimento tratto dal volume “Poesie sul cavalletto”. «Mio padre Francesco si trovava in Germania, a lavorare per inviare a casa le famose “rimesse” e mia madre Giuseppina Intermite», racconta il regista, «una donna estroversa e ospitale, lavorava in uno studio medico. Era davvero una simpaticona, aiutava come poteva le persone, indistintamente; insomma, era molto generosa ealtruista».

Aveva un cuore grande così, proprio come quello di Graz(z)iella, la protagonista della commedia, un’infermiera “sui generis” che ha guadagnato i galloni sul campo, grazie alla complicità del medico, al quale piace essere un bellimbusto.

“Graz(z)iella” poi perderà il “potere” quando subentrerà un nuovo dottore (più serio e meno vanesio del suo predecessore) e sarà declassata a semplice “segretaria”, ma non perderà, ed è questa la cosa più importante, la sua umanità.

La sala d’aspetto, infatti, non è solo il “luogo fisico” dove i pazienti aspettano pazientemente il loro turno, ma è un “luogo dell’anima” nel quale si srotola come un nastro la vita delle persone, che raccontano, oltre ai loro malanni, anche le paure, le ansie, le più piccole disgrazie della loro quotidianità. Graz(ziella) troneggia sempre con la sua empatia, con una forte e vulcanica personalità. Oltre a propinare pozioni galeniche confezionate artigianalmente con le sue mani, secondo una farmacopea popolare che non ha niente di scientifico, la donna elargisce consigli e “pillole” di saggezza pragmatica.

Gaspare Mastro, attraverso la comicità e la leggerezza (è sempre valido il “Castigat ridendo mores”), focalizza l’attenzione su alcune malattie del sistema sanitario, non risparmiando la critica ai medici accondiscendenti che prescrivono certificati di malattia oppure riempiono i propri assistiti di montagne di medicinali. Allo stesso tempo Mastro elogia la deontologia e la professionalità dei medici “sani” (leggasi onesti) e vagheggia quelli anàrgiri (che ormai non ci sono più), come san Giuseppe Moscati, che svolgono con pienezza la loro arte, la vivono come una vera e propria “missione”, senza pensare al denaro da mettersi in tasca.

Questa volta il regista Gaspare Mastro supera se stesso, regalando al pubblico una commedia spassosa ed esilarante in due atti, una pièce che ha un ritmo incalzante, tiene desta l’attenzione del pubblico per due ore, fino a quando cala il sipario. Perché il pubblico si riconosce nei personaggi: la sala d’aspetto del proscenio sembra quasi allargarsi e coinvolgere tutti i presenti, in quanto ciascuno di noi ha vissuto e, purtroppo, vive sulla sua pelle le vicissitudini messe in scena.

Merito, anche, degli attori.  Interpreti e personaggi: Agata Lanucara (Grazziella), Grazia Lupo (Teresa), Paola Salamina (Giuditta), Irene Basilico (Rita), Tony Russo (Pasquale), Ciro Grottoli (Lorenzo), Ciro Annicchiarico (Giovanni), Franco Quaranta (nonnetto), Cira Scatigna (Dora), Silvestro Gianfrate (primo dottore), Carmela Quaranta (Caterina), Carmela Basile (rappresentante farmaceutico), Lucia Annese (Pina), Beatrice Aquaro (nipotina Giulia), Gaspare Mastro (Ciccillo), Lucia Santoro (Giovanna), Domenico Mazza (Mimino), Eligia Lupo (Sandra), Maria Argese (Elena), Spiro Cometa (Rosario), Grazia D’Amicis (Nina), Anna Piergianni (Luisa), Enzo Carbotti (Luca), Giuseppe Fumarola (Eligio), Mimmo Galiani (secondo dottore). Presentatrice: Raffaella Miglietta. Suggeritrice: Ada Fedele. Scenografia: Ciro Grottoli. Costumi e trucco: Carmela Basile. Scelte musicali: Massimo Turco. Pubbliche relazioni: Giovanni Santoro.

L’ultimo appuntamento di “Cì eti l’ultimu? Questa sera 18 maggio, al teatro Monticello, a partire dalle ore 20,30.

Considerato il grande successo sarebbero auspicabili altre repliche, anche fuori dalle mura amiche, nei paesi limitrofi. La “verve” creativa di Gaspare Mastro non conosce pause: il regista sta già lavorando alla sua prossima commedia, dal titolo “La pacciaredda”.  


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