LA BANDIERA CHE FA PAURA – CRONACHE DA UN PAESE MALATO DI CENSURA
C’è una bandiera che non spara, non lancia pietre, non minaccia. Una bandiera appesa a un balcone, sopra le teste di tutti, ma evidentemente troppo in alto per non dare fastidio. È la bandiera della Palestina. Quella che a Putignano, in provincia di Bari, è stata fatta togliere da un poggiolo perché “infastidiva” il Giro d’Italia.
La verità? Infastidiva lo Stato.
Sofia Mirizzi, cittadina qualunque, si è vista arrivare a casa la polizia. Non per un crimine. Non per un reato. Ma per un drappo di tessuto che, secondo le autorità, doveva scomparire prima che le telecamere nazionali e internazionali inquadrassero qualcosa di sconveniente: un atto pacifico di solidarietà. Una posizione politica.
Sì, le cose si stanno mettendo male.
Perché non è un caso isolato. È un pattern. Prima una bandiera palestinese, poi un drappo antifascista su una panetteria, poi un cartello di dissenso… tutto diventa sospetto. Tutto viene visto come una minaccia da rimuovere. Da far tacere.
Nel frattempo però, nelle stesse città, nei medesimi spazi pubblici, si tollerano ronde neofasciste, saluti romani, commemorazioni che puzzano di regime e inneggiano a Benito Mussolini. A loro, nessuno chiede i documenti. A loro, nessun agente suona il campanello. A loro, la libertà d’espressione viene garantita. A chi invece denuncia crimini di guerra o rivendica valori antifascisti, arriva l’identificazione. O peggio: l’intimidazione.
Questa non è più solo una deriva. È un’inversione. Uno slittamento verso un modello autoritario dove l’ordine pubblico è pretesto per la censura, e la neutralità è maschera di una scelta politica: quella di stare con il potere, non con la verità.
Siamo al punto che bisogna quasi giustificarsi se si tiene sul balcone una bandiera della pace.
E allora lo diciamo chiaramente, senza infingimenti:
Siamo pacifisti.
Siamo antifascisti.
E pensiamo che Benjamin Netanyahu sia un criminale di guerra, responsabile di massacri sistematici contro un popolo sotto occupazione.
Se queste parole danno fastidio, se queste bandiere fanno paura, il problema non è di chi le espone.
Il problema è di uno Stato che sta smarrendo la sua coscienza democratica.
E quando lo Stato ha paura dei balconi… è il segnale che il popolo deve cominciare ad alzare la voce.
Per questo, con rispetto ma con fermezza, chiedo al Sindaco di Grottaglie di esporre dal palazzo comunale la bandiera della Palestina.
Non per provocazione, ma per affermare un principio: che la solidarietà non si censura, che la pace non si reprime, che la libertà di espressione non si piega al silenzio imposto.
È il momento di scegliere da che parte stare.

Coordinatore “Grottaglie Rinasce”