Appunti di Scienza

CBD, CBN e la logica del proibizionismo scientifico: paure legittimate ?

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“Ogni volta che una civiltà teme le sue erbe, è perché ha già smarrito la sua saggezza.”
(J. Weil, medico e botanico)

La nostra epoca si presenta spesso come quella del primato della scienza, della medicina basata sull’evidenza, della razionalità. Eppure, basta volgere lo sguardo alla recente decisione italiana di vietare la vendita del CBD e di altri derivati della cannabis – sostanze non considerate psicoattive e stupefacenti nel contesto scientifico mondiale, con un potenziale terapeutico documentato – per porsi domande  sulla razionalità scientifica che sembra talvolta messa in secondo piano rispetto a logiche giuridiche, politiche o addirittura morali.

Ci troviamo di fronte a un paradosso evidente: mentre la comunità scientifica internazionale indaga con rigore il ruolo dei fitocannabinoidi in ambito oncologico e neuroinfiammatorio, in Italia si chiudono i canali di accesso a queste sostanze anche in assenza di evidenze dannose. E allora sorge spontanea una domanda: a chi giova davvero questa proibizione? E quanto c’entra con la tutela della salute pubblica?

Le promesse terapeutiche dei fitocannabinoidi: la scienza parla, ma chi l’ascolta?

CBD (cannabidiolo), CBN (cannabinolo), CBG (cannabigerolo): tre nomi ancora poco noti al grande pubblico, ma ben presenti nelle pubblicazioni mediche più recenti. Si tratta di cannabinoidi non psicoattivi, già oggetto di decine di studi in vitro e in vivo. Tra gli ambiti più promettenti, la lotta contro alcuni tipi di cancro.

In particolare, uno studio pubblicato su Molecules nel 2023 ha evidenziato come il CBD e il CBN agiscano in sinergia nell’inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, attraverso l’induzione dell’apoptosi (la “morte programmata” delle cellule maligne) e la modulazione delle citochine infiammatorie. Le cellule trattate con fitocannabinoidi, in modelli di melanoma e carcinoma mammario, hanno mostrato una ridotta capacità di migrazione e invasione (Molecules, 2023).

Un altro studio canadese, pubblicato dal team della University of Lethbridge, ha evidenziato come il CBN sia in grado di inibire la crescita tumorale nel glioblastoma e nel tumore del colon attraverso un effetto dose-dipendente, senza coinvolgere i recettori CB1 e CB2 classici, aprendo così nuove ipotesi su meccanismi epigenetici ancora da esplorare.

Nel frattempo, PubMed ospita un articolo del 2024 che esplora il potenziale del CBD come modulatore del microambiente tumorale, in grado di ridurre lo stress ossidativo e migliorare la risposta immunitaria in pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia. Il cannabidiolo, secondo questi dati, non sostituisce i trattamenti oncologici standard, ma potrebbe potenziarne l’efficacia e ridurne gli effetti collaterali.

Non solo cancro: un nuovo paradigma neuroimmunologico

Oltre al campo oncologico, il CBD e il CBN stanno rivoluzionando anche la ricerca sulle malattie neurodegenerative e autoimmuni. Alcuni articoli pubblicati su ScienceDirect evidenziano come i fitocannabinoidi agiscano come modulatori del sistema endocannabinoide, una rete biologica ancora poco conosciuta ma centrale nella regolazione dell’omeostasi, del sonno, dell’infiammazione e della percezione del dolore.

Il CBN, in particolare, sembra avere effetti promettenti nella gestione della sclerosi multipla, del morbo di Parkinson e nella prevenzione delle crisi epilettiche refrattarie. Si tratta di scoperte che non possiamo più relegare ai margini con sufficienza o pregiudizio, tanto più se pensiamo che in altri Paesi europei – come Germania, Spagna, Paesi Bassi e Svizzera – questi prodotti sono non solo legali, ma anche oggetto di regolamentazione sanitaria precisa, con tracciabilità, dosaggio controllato e supervisione medica.

La schizofrenia legislativa italiana: proibire senza conoscere?

Nel nostro Paese, però, sembra dominare un approccio diverso: vietare per non dover regolare ?. Il principio di precauzione, legittimo sul piano teorico, si trasforma in alibi per decisioni arbitrarie. Si vieta il CBD perché “potenzialmente confondibile” con sostanze stupefacenti, ignorando che le analisi chimiche consentono oggi di distinguere con precisione THC da CBD, e che la normativa europea (Reg. UE 2015/2283) consente la libera circolazione di prodotti contenenti cannabinoidi non psicoattivi.

Chi trae beneficio da tutto ciò? Non certo i pazienti oncologici, che potrebbero essere affiancati da terapie naturali integrative. Né gli imprenditori agricoli che in questi anni avevano scommesso su una filiera controllata, legale, trasparente. Né, tanto meno, i consumatori, che ora rischiano di rivolgersi al mercato nero o all’e-commerce estero, fuori da ogni garanzia sanitaria.

Una riflessione (amara) sull’alcol e il principio di precauzione

E mentre si vietano i derivati della cannabis, l’alcol resta esente da ogni principio di precauzione, nonostante sia classificato come sostanza cancerogena di classe 1 dall’OMS e responsabile ogni anno di oltre 88.000 morti premature solo in Europa.

A quando, dunque, il divieto dell’alcol per principio di precauzione? Una domanda volutamente provocatoria, certo, ma che svela la contraddizione di fondo: ci muoviamo su binari normativi guidati più dal simbolico che dal razionale. Il vino è cultura, il CBD è minaccia. L’alcol è rituale sociale, la cannabis è devianza. Una distinzione che non regge alla luce dei dati.

Riscrivere il patto tra scienza e politica

Il tema della cannabis terapeutica, e in particolare del CBD e del CBN, impone una riflessione più ampia sul ruolo della scienza nelle scelte legislative. Se non siamo in grado di ascoltare i dati, a cosa serve la ricerca? Se ignoriamo le evidenze per inseguire la rassicurazione del proibizionismo, non stiamo forse perdendo un’occasione storica per allearci con la natura e con la conoscenza?

Regolamentare non è liberalizzare indiscriminatamente. È invece riconoscere la complessità, tutelare i cittadini con intelligenza, e non con la paura. In fondo, chi ha più paura: il paziente oncologico che chiede una goccia di CBD per dormire, o un legislatore che preferisce non vedere?

Egidio Francesco Cipriano

Immagine generata AI

Riferimenti scientifici e fonti principali

 


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