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Ucraina. Giorno di fuoco vicino i confini della Nato

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Sorge un’altra alba in Ucraina tinta anche quest’oggi con i colori del fuoco e della morte. Ci troviamo a Yavoriv, una delle città più ad Ovest del Paese a circa 25 km dai confini con la Polonia, quando i Russi decidono di aprire fuoco sparando una trentina di missili da crociera contro una base militare, il Yavoriv Training Center. Sembra un attacco come un altro, uno dei tanti a cui purtroppo siamo stati abituati in questi giorni, eppure questa volta ci sono ragioni più profonde che hanno scaturito questa offensiva.

Yavoriv Training Center dopo il raid russo

Il Yavoriv Training Center, infatti, meglio conosciuto come il “Centro internazionale per la pace e la sicurezza”, ospitava anche istruttori occidentali, soprattutto americani e canadesi. La base, grande circa 400km quadri, è classificata come centro di addestramento dalla Nato e qui i soldati di Kiev si addestravano da mesi, aiutati dagli stranieri, per imparare ad utilizzare i razzi anti carro armato forniti dall’Occidente. Non solo: a settembre si sono svolte le esercitazioni militari ucraine in coordinamento con la Nato (Rapid Trident – 2021), manovre che sono andate avanti fino al 1 ottobre e alle quali hanno partecipato 4.000 soldati ucraini e 2.000 istruttori militari stranieri, alcuni dei quali si trovavano ancora nella base di Yavoriv. Fino a qualche giorno fa, i Russi avevano sostanzialmente risparmiato l’ovest dell’Ucraina. Ieri, però, una serie di dichiarazioni da più fronti ha capovolto la situazione. Se, da un lato, il presidente americano Joe Biden annunciava altri 200 milioni di dollari di aiuti in armi e forniture militari per Kiev, dall’altro il vice ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergei Ryabkov, ammetteva che “i convogli di armi sono un obiettivo legittimo per le forze armate russe”. L’attacco, dunque, alla base di Yavoriv va visto come un avvertimento in piena regola per la Nato e la Ue. La breve distanza, infatti, che separa il centro di addestramento dalla Polonia e il ruolo che il centro stesso ricopriva, fanno facilmente comprendere che l’assalto è stato il modo con cui Putin ha voluto ribadire alla Alleanza di evitare eccessive ingerenze nel conflitto con l’Ucraina e sottolineare la capacità missilistica russa in grado di superare i confini ad ovest dell’Ucraina. Con questo bombardamento, quindi, la guerra si avvicina pericolosamente alla frontiera Nato. E non è un caso che sia stato proprio il presidente della Polonia, Andrzey Duda, a reagire per primo alla minaccia, in un’intervista alla BBC: «Se mi state chiedendo se Putin possa usare armi chimiche, penso che Putin possa usare qualunque cosa in questo momento, specialmente quando si trova in una situazione difficile». Quando gli è stato chiesto se ciò possa comportare un intervento della NATO, Duda ha risposto: «Certo, tutti speriamo che non osi farlo. Ma se usasse armi di distruzione di massa, questo sarebbe un cambio di gioco completo».

Al momento, il bilancio del raid russo alla base ucraina è di 35 morti e 120 feriti.

 

 

 


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Valentina D'Amuri

Laureata in Progettazione e Gestione Formativa nell'era digitale, consegue il Master di II livello in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale in concomitanza con il Corso Normale di Stato Maggiore della Marina Militare. Instructional Designer, collabora alla produzione di diversi progetti in ambito civile e militare."Non chi comincia ma quel che persevera"

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