Oggi, alle 16.33 in punto, l’equinozio di Primavera – Festa di Primavera
La festa di Primavera è una ricorrenza presente in tutti i calendari del mondo e sembra essere fra le più antiche celebrazioni dell’umanità.
Pur essendo i popoli che la celebrano molto diversi e spesso lontanissimi nel tempo e nello spazio i festeggiamenti hanno sempre caratteristiche, simboli e significati in comune ai quali si aggiungono poi, simboli e riti particolari del luogo, l’epoca o la religione.
Con il termine generico di «festa di Primavera» s’intendono tutte le celebrazioni legate all’equinozio primaverile, e cioè alla stagione del risveglio della Natura e del raccolto.
I due equinozi, uniti ai due solstizi, scandiscono i ritmi della Natura dividendo l’anno solare in quattro parti uguali (le quattro stagioni).
Essi sono le pause e i passi di una danza cosmica della quale facciamo parte.
In tutto il mondo, l’equinozio di Primavera è legato a miti – e riti – d’amore, morte e rinascita che catturano la fantasia e il cuore degli uomini come una magia sottile. Persino la nostra epoca moderna, frenetica e sfuggente rimane ammaliata dall’equinozio di Primavera.
Nella nostra parte di mondo, le primitive celebrazioni primaverili si sono fuse e confuse con le celebrazioni cristiane. Di alcune celebrazioni sono rimasti solo i nomi a ricordarci l’origine pagana, altre invece, pur avendo perso il nome originario hanno conservato simboli e riti in forma quasi intatta.
Ad esempio in Germania e Inghilterra le parole usate per indicare la Pasqua (Oster in tedesco ed Easter in inglese) sembrano derivare dal nome di un’antica e poco conosciuta divinità norrena: Eostre, personificazione della Primavera. Oltre il nome della festività pare siano stati anche assorbiti i simboli dell’antica celebrazione, ovvero il coniglio pasquale e le uova dipinte. Infatti, pare che il coniglio o la lepre siano simbolo della Dea e che anticamente le si offrissero, il giorno dell’equinozio, uova di serpente dipinte.
Secondo le poche fonti a nostra disposizione Eostre era una dea lunare, sposa di un dio solare che, per motivi imprecisati perì proprio qualche giorno prima dell’equinozio di Primavera. Tuttavia, prima di morire il dio aveva fecondato Eostre con il suo seme attraverso il quale nove mesi più tardi, ovvero a Yule, sarebbe ritornato alla Vita come figlio e sposo della dea. Nell’antica Roma era protagonista di una storia simile Cibele, dea di origine frigia che, in mancanza di una mitologia specifica, fu identificata con Rea, la Madre di tutti gli Dei. Vi sono differenti versioni del mito. Secondo alcune versioni Cibele era madre Vergine di Attis, dio frigio, secondo altre, invece, le due divinità intrattenevano un rapporto amoroso. In ogni caso, Attis si ritrovò a sposare una mortale, la figlia del re di Pessinunte. Durante le nozze Attis divenne folle a causa dell’intervento di un amante gelosa (secondo alcuni Cibele stessa, secondo altri Agdistis, demone bisessuale innamorato del giovane), così fuggì su un monte e si tolse la vita.
La Dea Cibele, nella iconografia, reca in mano i suoi attributi, il grano, la lancia e il tamburo suonato dai Coribanti. Addolorata per la morte del giovane dio Cibele intervenne per salvargli la vita. Secondo alcune versioni del mito, Attis tornò in vita dopo tre giorni, altre versioni invece, affermano che Cibele trasformò l’amato giovane in abete (simbolo, infatti, della vita eterna, che noi utilizziamo, in altra parte dell’anno per altre celebrazioni).
In ogni caso la Dea della Terra istituì una cerimonia funebre da celebrarsi durante l’equinozio di Primavera. Le celebrazioni cominciavano il 15 di Marzo e terminavano il 28 Marzo dando inizio al nuovo anno.
Le cerimonie celebravano il mistero della morte e resurrezione, dunque i cicli della Vita e della Terra che si alternano. Assunsero presto un carattere misterico e furono gli unici culti orgiastici ed estatici che si siano celebrati in ambito romano caratterizzati da danze frenetiche il cui ritmo era scandito da tamburi.
Durante la cerimonia i sacerdoti di Cibele e Attis, i Coribanti, inscenavano la vita del Dio dall’infanzia alla sua morte e resurrezione. Durante i riti i sacerdoti si ferivano e spargevano il loro sangue.
Oggi di questi riti restano solo le diverse forme della nostra «Tarantella» danza popolare tipica delle regioni dell’Italia Meridionale accompagnate, dal suono del tamburello, antico simbolo di Cibele. Tuttavia i Misteri erano stati per secoli i riti più conosciuti e venerati di tutta l’antichità. Cicerone stesso vi partecipò e nel De Legibus ne parlò come del «Beneficio migliore che Atene abbia portato agli uomini. Attraverso i misteri abbiamo imparato a conoscere i principi della Vita [principia vitae] e attraverso questi, il mezzo non solo di vivere nella gioia, ma anche di morire con una speranza migliore».
Questo Beneficio, non fu mai dimenticato dall’umanità e, sebbene la parte esoterica dei misteri sia scomparsa con i suoi partecipanti, la celebrazione esoterica, ovvero quella alla quale poteva partecipare l’intero popolo è sopravvissuta fondendosi e confondendosi con le celebrazioni pasquali dell’area tarantina.
In questa parte di Salento, infatti, si svolge un rito pasquale diviso in due parti. La prima parte si svolge durante il Giovedì Santo, giorno di celebrazione solenne durante il quale i fedeli visitano i «Sepolcri» ovvero altari allestiti all’interno delle chiese con cestini di grano giallo più o meno riccamente decorati.
Uomini incappucciati e scalzi, a Francavilla Fontana detti «Pappamusci», a Grottaglie < Bubbli Bubbli>, a Taranto < Perduni>, girano di sepolcro in sepolcro come guardie e penitenti allo stesso tempo, spesso in italiano sono tradotti con il termine “Pellegrini” e rappresentano, in un certo senso, gli angeli che proteggono il sepolcro e le anime che cercano Dio. Le chiese rimarranno aperte fino all’alba del giorno dopo, Venerdì Santo, la sera del quale sfileranno le 12 statue dei Misteri costituenti la seconda parte del rito.
In questa cerimonia sono evidenti i simboli eleusini. Il grano era simbolo di Demetra, Dea delle messi e il cereale era adoperato abbondantemente durante i Grandi Misteri per giungere all’estasi attraverso un fungo allucinogeno presente fra le sue spighe.
Il colore giallo pallido rappresenta l’annuncio della resurrezione della vita, il sole nella sua pienezza.
I Pappamusci, i Bubbli Bubbli, i Perduni, la cui identità è tenuta segreta, rappresentano gli iniziati ai misteri, custodi del mistero di morte e resurrezione.
La seconda parte del rito pare di importazione spagnola ( o secondo alcuni al contrario, da noi agli Spagnoli) ed è comune alla celebrazione pasquale della Sicilia, tuttavia il nome attribuito alla sfilata di statue (I Misteri) identifica come questa sia la rappresentazione non solo della Via Crucis ma anche del misterioso percorso che l’anima compie per giungere a Dio.
Si potrebbero riempire molte pagine con riti e leggende di questo tipo provenienti da tutto il mondo.
Così come uno è il Sole attorno al quale ruota il nostro Pianeta, così una sembra essere la festa d’equinozio.
Ma perché questo evento è così importante?
La risposta più ovvia sembra essere semplicemente, che l’arrivo della primavera coincide con l’arrivo di maggiore benessere e prosperità, o almeno con la speranza del suo arrivo. L’allungarsi delle giornate e il calore del sole favoriscono anche il ritorno della vita tra i campi e la possibilità di una maggiore pesca per mare (migliorando il tempo diminuiscono le tempeste). Questo fa sì che per gli uomini, specialmente in tempi antichi e legati alla coltivazione, si rinnovasse la speranza in un futuro migliore. In realtà a questa spiegazione pare se ne aggiunga una seconda di natura meno evidente ma non meno importante, anzi, possiamo dire che è questo il vero motivo del risveglio primaverile. Secondo gli alchimisti e gli astrologi, ma non solo, sarebbe più abbondante sulla Terra l’Ein Sof o Spirito Universale fecondatore della Madre Terra.
Secondo queste dottrine esoteriche lo Spirito è veicolato da agenti atmosferici come la pioggia, i raggi solari e il vento che in primavera sono più abbondanti rispetto al resto dell’anno.
Essendo lo Spirito responsabile della vita in tutte le sue forme, la sua abbondanza fa si che abbondi la vita non solo nel regno animale e vegetale ma persino nel regno minerale e che ogni essere senta il richiamo e l’istinto alla procreazione.
Quest’Anima Mundi è anche chiamata Amore e non a caso, in tutte le leggende ricorre l’amore nelle sue forme più diverse.
Può sembrare ingenuo, nel XXI secolo, credere che la fioritura primaverile sia dovuta a una sorta di «Alito Divino» eppure troviamo esplicitamente questo «Soffio» in miti come quello di Sham El Nessim, dove la «brezza di primavera» porta vitalità a chi la respira o in quello di Eleusi, dove la fecondità dei campi è frutto della gioia di Cerere. Secondo le più antiche scuole esoteriche quest’Anima Mundi si genera da sé stessa, proprio come la Fenice.
Potremmo interpretare i miti ed i riti primaverili come la spiegazione di un percorso dello Spirito, che attraverso le piogge autunnali, penetra nelle viscere della Terra dove attende per l’intero inverno, maturando e nutrendo la Madre della quale è anche Sposo e creatore.
Così, in tutti i miti, abbiamo un dio eroe amante e figlio della Dea Madre che torna alla vita dopo aver vagato nell’oscuro mondo dell’oltretomba. Infine, proprio come Agdistis, lo Spirito universale è androgino. Spesso anche le dee madri presentano caratteristiche androgine nella loro veste di divinità lunari.
Lo Spirito universale è regolato, come le maree dalla Luna. Il pallido astro riceve luminosità dal sole, veicolo principale dello Spirito, perciò essa è sia ricettiva che attiva.
Oggi, con il materialismo imperante, è più difficile sentire quest’Alito di Vita, rimbalzato da camion e grattacieli su balconi depressi ma Amore non demorde, la sua musica soave e leggera vola oltre i clacson e le sirene, la sua danza ci coinvolge nonostante i tram e le corse per le metropolitane e fra l’asfalto e il cemento porta ancora fiori e profumi. Così, in questo secolo razionale, le chiese si riempiono ancora di sepolcri e le campane suonano il giorno di Pasqua salutando lo Spirito che noi Cristiani chiamiamo e identifichiamo in Gesù.
Nelle sinagoghe risuonano i salmi e si racconta ancora di Mosè che guida il popolo dall’Egitto (terra di morte) alla Terra Promessa (luogo della nuova e felice vita).
Il frenetico Giappone si ferma, il giorno dell’equinozio e si reca a trovare gli antenati, celebrando questo giorno con riunioni di famiglia.
I Neopagani accendono piccoli fuochi casalinghi o si riuniscono in cerchi nei boschi, salutando la natura sotto il nome di Ostara.
Nella mia natìa San Marzano celebriamo, con San Giuseppe, lu “fucarazzo” , migliaia di fascine di fronde d’ulivo portate in processione in varie modalità.
In quasi tutte le religioni del passato e del presente l’equinozio di Primavera è la celebrazione più importante, centrale della religiosità, questo perché essa rappresenta anche la rinascita dell’anima, il coronamento escatologico dell’essere umano, il suo congiungimento con il divino o, quanto meno, la speranza che ciò avvenga quanto prima. «Com’è in alto così in basso…» così come il sole raggiunge nell’Equinozio la propria realizzazione ciclica, così l’uomo compie la realizzazione completa di sé stesso. Come l’Astro splende perfettamente a Est così, in questo giorno, l’anima trova la propria luce.
Come luce e oscurità sono in perfetto equilibrio così gli opposti che nel nostro cuore combattono senza sosta trovano quiete, yin e yang si uniscono e annullano vicendevolmente creando la perfetta armonia.
L’Equinozio di Primavera è il giorno in cui la Natura tutta risorge a nuova vita e nuova speranza, in cui il nostro cammino umano ritrova la speranza e rinnova il patto e la promessa con Dio ancora una volta.
Buon equinozio di Primavera a tutti e che i raccolti siano abbondanti.
Cosimo Lombardi