APERTAMENTE di Gianni Liviano “NON IN MIO NOME”
GENTILE PRESIDENTE DRAGHI,
Ho letto con molta attenzione il Suo intervento al Parlamento riunitosi a camere unite in occasione del collegamento con il Presidente Zelensky.
All’interno del Suo discorso, Lei ribadisce più volte il sostegno incondizionato all’Ucraina e la gratitudine ad uno Stato in cui “il popolo è diventato l’esercito”, apprezzando, a nome di tutti gli italiani, “il coraggio, la determinazione e il patriottismo del presidente Zelensky e dei cittadini ucraini”.
Nel Suo intervento Ella cita, sig. Presidente, una sola volta la parola “PACE” e lo fa quando dice che l l’Ucraina, attraverso la guerra, “non difende solo se stessa, ma difende la nostra pace” e che per questo “l’Italia vi è profondamente grata”.
Guardi Presidente, nel rispetto più profondo per la Sua autorevole opinione, io, da cittadino italiano, la penso diversamente. Io non penso che esista una guerra giusta che sia meritevole di essere combattuta.
Non mi sfugge Presidente che siamo di fronte ad un’evidente aggressione feroce da parte di un paese, la Russia, nei confronti di un altro paese, l’Ucraina. La reazione emotiva di tutti noi, di fronte a tali nefandezze, è certamente di solidarietà verso il popolo aggredito abbinata al desiderio di aiutarla militarmente mandando armi, come l’Italia ha fatto, contro il vile aggressore. Questa reazione emotiva, per quanto naturale, alimenta il “noi contro il voi”, giustifica la Guerra come unico rimedio possibile al male subito.
E’ esattamente questa la logica che sottende al Suo intervento odierno signor Presidente. “il popolo diventa esercito” e attraverso la guerra, “difende la nostra pace”.
A mio parere, per quello che vale, quella da Lei espressa signor Presidente, è una logica miope per due ragioni. La prima e’ che continuare la guerra, contemplandola come strada percorribile, anzi alimentandola con l’invio di armi, e applaudendo all’ansia patriottica del presidente Zalensky non si fa che aumentare le sofferenze e le morti di tantissime persone, ucraine e russe. Qualcuno pensa veramente che inviando le armi in Ucraina si diminuiscono i morti e le sofferenze?
La seconda è che questo clima di patriottismo a difesa di confini territoriali, cioè di pertinenza di spazi e di luoghi, fa perdere di vista l’unica vera cosa sacra e inviolabile che e’ la vita umana e rischia sempre più di aprire le porte ad uno scontro globale, senza né vinti, ne’ vincitori, che sarebbe nefasto per l’umanità intera, dove nessun confine sarebbe salvato, semplicemente perché l’umanità sarebbe annientata.
Io credo Presidente che non ci sia altra strada razionalmente percorribile se non la Pace, anche a costo del disarmo unilaterale, anche a costo della cessione di spazi di pertinenza e di modifiche di confini. La Pace accompagna la Vita, la Guerra racconta la Morte.
Per questa ragione sig. PRESIDENTE non l’autorizzo a dire che “l’Italia intera” apprezzi l’operato di Zalensky.
Io non l’apprezzo, e non perché mi piaccia Putin, che aborro, ma perché amo la PACE.
Saluti
