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APERTAMENTE di Valentina D’Amuri. Morire da ignoti in guerra

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ATTENZIONE! L’ARTICOLO CONTIENE IMMAGINI MOLTO FORTI

Esattamente un mese fa iniziava l’invasione su vasta scala della Russia nei confronti dell’Ucraina. È stato un mese violento, pieno di bombe e contraddizioni, foto e testimonianze, sfollati e morti. L’orrore della guerra è esploso in pochissimo tempo e ha lasciato spazio a tutto ciò che di disumano su questo pianeta esiste. Seguire l’accavallarsi incessante di conferme e smentite, dichiarazioni e notizie in questa situazione ancora non molto chiara non è semplice. Eppure, nonostante sia passato solo un mese, un’unica certezza c’è. La gente sta morendo e, purtroppo, muore nei modi peggiori. Che siano militari o civili, grandi o piccini alle bombe non interessa.
In questi giorni, il confronto con gli altri mi porta inevitabilmente a sottolineare il voltastomaco che mi accompagna da quando sono collegata in ogni attimo della mia giornata con la guerra, sin dal primo giorno dell’invasione. Esistono immagini che provengono dai territori attualmente più caldi dall’Ucraina che sono talmente forti da non poter essere rese pubbliche.
Succedono cose di una crudeltà così feroce: forse si può solo immaginare, ma non si ha idea di cosa accade ai prigionieri, alle spie e ai traditori, di cosa accade ai corpi che vengono colpiti dai bombardamenti, delle tattiche che l’uomo sta mettendo in atto per combattere e sopravvivere al nemico, delle urla strazianti, e dei più piccoli nascosti sottoterra perché è bene tenerli lontani dall’abominio del mondo. Immagini talmente forti che qualcuno dovrà necessariamente custodire perché ne resti memoria. Con tutto il voltastomaco che lasciano.
Ho una scena nella mente che difficilmente dimenticherò. È uno spezzone di un video che dura qualche minuto. È in quella frazione di pochi secondi che risiede il mio pensiero quando parlo del conflitto. Le riprese sono di un post bombardamento, in pieno centro in una città ucraina, e tutto quello che resta è la morte: si vede il corpo di un soldato interamente carbonizzato irrigidito in una posizione terribilmente innaturale; un altro, probabilmente a causa delle onde di pressione provocate dall’esplosione, è schiantato contro il mezzo militare a testa in giù mantenendo integro solo il lato posteriore del corpo. Attorno, l’incrocio di quella strada è ancora più agghiacciante. C’è un corpo che giace a terra prono, più in là altri due nella stessa identica posizione. Sguazzano nel sangue. Ma non sono soli. Brandelli umani sono ovunque. Uno, due, cinque corpi? Nessuno potrà dirlo. Soldati o civili? Nessuno potrà dirlo. Giovani impauriti o adulti fieri? Nessuno potrà dirlo. Fusi con l’asfalto e le macerie, questi corpi non appartengono più a nessuno. Identità svanite in un attimo, bruciate, strappate, fatte a pezzi. Uomini che non saranno mai più riconosciuti e non godranno di una degna sepoltura. Penso, allora, alla madre che non vedrà più tornare il figlio e non saprà dov’è morto o alla moglie disperata che potrà piangerà solo nel vuoto. Soldati e cittadini, combattenti e resistenti di una guerra che non hanno chiesto e non volevano, ora completamente dissolti. E allora, solo ora, comprendo con contezza la necessità umana di innalzare il monumento al Milite Ignoto: “Lo sconosciuto, il combattente di tutti gli assalti, l’eroe di tutte le ore, ovunque passò o sostò, prima di morire, confuse insieme il valore e la pietà. Soldato senza nome e senza storia, Egli è la storia: la storia del nostro lungo travaglio, la storia della nostra grande vittoria“.
La guerra, con molta probabilità, non la potremo comprendere prima della fine. Ma a noi e alla storia che stiamo scrivendo rimangono queste atrocità. Che questi uomini e il loro sacrificio non siano mai dimenticati.

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Valentina D'Amuri

Laureata in Progettazione e Gestione Formativa nell'era digitale, consegue il Master di II livello in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale in concomitanza con il Corso Normale di Stato Maggiore della Marina Militare. Instructional Designer, collabora alla produzione di diversi progetti in ambito civile e militare."Non chi comincia ma quel che persevera"

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