APERTAMENTE di Lilli D’Amicis – Altiero Spinelli e il Progetto europeista: visioni, contraddizioni e impatti sull’Europa contemporanea
Analisi del progetto europeista di Altiero Spinelli e del suo impatto socio-economico e politico dopo aver letto il Manifesto di Ventotene
La figura di Altiero Spinelli e il Manifesto di Ventotene rappresentano un momento cruciale nella storia dell’Unione Europea. Considerato da molti come il fondamento ideologico dell’integrazione europea, il Manifesto ha suscitato nel tempo opinioni contrastanti, che spaziano dall’elogio per la sua visione di pace e cooperazione alla critica per le sue presunte implicazioni negative sulla sovranità nazionale e sull’identità culturale. A riportarlo alla ribalta del dibattito politico è stata la manifestazione romana organizzata da Michele Serra “Una piazza per l’Europa”, promossa da Michele Serra, che si collega al Manifesto di Ventotene per l’affinità di valori e obiettivi. Il Manifesto di Ventotene, redatto durante la Seconda Guerra Mondiale da Altiero Spinelli ed altri, proponeva l’integrazione europea come antidoto ai nazionalismi e alle guerre che avevano devastato l’Europa. Spinelli immaginava un’Europa unita e federale, basata sulla cooperazione e sulla solidarietà tra le nazioni.
Michele Serra, con questa iniziativa, ha voluto riportare l’attenzione su quegli stessi ideali, ribadendo la necessità di un’Europa inclusiva, federale e democratica, in grado di affrontare sfide globali come le crisi geopolitiche, economiche e sociali. La manifestazione si è posta quindi come un momento per riaffermare lo spirito europeista del Manifesto di Ventotene, sottolineandone la rilevanza anche nel contesto odierno.
La celebrazione di una piazza simbolica per l’Europa è, in fondo, un richiamo agli intenti originari di Spinelli: costruire un’unità capace di superare divisioni nazionalistiche e promuovere una pace duratura tra i popoli europei.
Ma cosa voleva Spinelli 84 anni fa, ovvero quando scrisse da esiliato dal fascismo sull’isola di Ventotene, il Manifesto di Ventotene, influenzato da un internazionalismo di matrice marxista, dove lui vedeva nello Stato nazionale dell’epoca un ostacolo alla costruzione di una società globale basata sulla democrazia e sulla collaborazione internazionale. Da una prospettiva critica, questa visione viene interpretata sempre nel manifesto come una demonizzazione dello Stato nazionale che avrebbe portato alla perdita di sovranità e alla spoliazione economica e culturale dei popoli europei. I detrattori sostengono che l’Unione Europea, costruita su queste basi, abbia favorito la concentrazione del potere nelle mani di élite transnazionali, a scapito del benessere delle masse.
D’altra parte, i sostenitori del Manifesto sottolineano che l’internazionalismo non era un complotto elitario, ma una risposta alle devastazioni causate dai nazionalismi estremi del XX secolo. L’obiettivo era prevenire nuovi conflitti e promuovere una comunità più equa e solidale. In questa prospettiva, l’Unione Europea rappresenta un tentativo di superare le divisioni nazionali per garantire pace e progresso sociale.
Un punto controverso riguarda i finanziamenti ricevuti dal Movimento Federalista Europeo, che secondo i critici provenivano da organizzazioni come la fondazione Rockefeller e l’ACUE. Questi legami sono interpretati come un’indicazione che il progetto europeista fosse eterodiretto da poteri esterni, con l’obiettivo di favorire interessi finanziari e cancellare le radici cristiane e nazionali dell’Europa.
Tuttavia, questa narrazione è stata contestata da chi ritiene che tali accuse riflettano una visione complottista priva di basi concrete. Sebbene sia vero che l’Unione Europea abbia spesso adottato politiche neoliberiste, ciò non invalida l’idea di un’Europa unita. La sfida, secondo i progressisti, è riformare le istituzioni europee per renderle più democratiche e orientate al benessere collettivo.
Di contro il progetto europeista viene accusato di aver favorito una società liquida e priva di valori tradizionali, con conseguenze come l’immigrazione incontrollata, la precarizzazione del lavoro e la perdita di sovranità monetaria. I critici sostengono che le élite economiche abbiano sfruttato queste dinamiche per aumentare le disuguaglianze e impoverire le classi popolari.
D’altro canto, i sostenitori dell’integrazione europea evidenziano i benefici derivanti da standard comuni in materia di diritti umani, lavoro e ambiente che hanno spesso migliorato le condizioni di vita dei cittadini. L’immigrazione, se gestita in modo equo, viene vista come una risorsa che arricchisce le comunità, piuttosto che una minaccia.
Uno degli aspetti più controversi del dibattito riguarda il confronto tra il modello europeista e il fascismo. I critici del Manifesto di Ventotene elogiano il fascismo per aver garantito prosperità economica e stabilità, almeno fino alla sua alleanza con il nazismo. Tuttavia, questa posizione ignora le implicazioni autoritarie e repressive del regime fascista, responsabile di crimini contro l’umanità e della soppressione delle libertà fondamentali.
Da una prospettiva progressista, idealizzare il fascismo significa trascurare le sofferenze inflitte a milioni di persone. L’Unione Europea, pur con i suoi difetti, rappresenta un progetto fondamentale per promuovere la pace, la cooperazione e i diritti umani. Ma analizzando i fatti che stiamo vivendo non ci sembra che si stia lavorando per la pace, anzi. I diritti umani più che rispettati, sono spesso calpestati, esempio lampante la “psicopandemia Covid” di cui stiamo pagando dolorosamente le conseguenze in un silenzio imbarazzante del mainstream eterodiretto.
Il progetto europeista di Altiero Spinelli e il Manifesto di Ventotene continuano a suscitare dibattiti accesi perché dopo 84 anni sarebbe ora di pensare a un nuovo manifesto in armonia con ciò che oggi serve per una Europa unita, libera e indipendente evitando, assolutamente, di indebolire le sovranità nazionali per favorire gli interessi elitari. La sfida per il futuro è trovare un equilibrio tra il rispetto delle identità nazionali e la necessità di una cooperazione internazionale, riformando le istituzioni europee per renderle più inclusive e democratiche.